Zio Paperone e il tapioca di Machu Picchu *** (1977)

Zio Paperone e il tapioca di Machu Picchu *** (Italia 1977, col., 35 p.) Guido Martina (S) e Giovan Battista Carpi (D), Topolino #1127 (3/7/1977). Zio Paperone riceve nottetempo la visita del fantasma dell’archeologo e politico Hiram Bingham (1875-1956), che gli rivela il nascondiglio dell’unica moneta sopravvissuta alla fine della civiltà incaica, il leggendario tapioca (sic!). Zio e nipoti partono dunque in tutta fretta per Machu Picchu dove, sotto l’ultimo gradino della Scala delle Streghe, rintracciano la moneta. Paperone vi dedicherà un’ala del suo museo, ma quello esposto sarà un mero facsimile. Per molti versi avvia un nuovo indirizzo martiniano: l’impegno nella stesura del soggetto è risibile ma a contare sul serio sono solo i botta e risposta verbali, di grande caratura umoristica. I dialoghi non sono un incentivo ma costituiscono una vera e propria dimensione a sé che scorre parallela alla trama pulsando di vita autonoma e strafottente: la capacità di comporre un amalgama di questo genere non era dote comune negli autori, tutt’altro. Significativo è che Martina attribuisca una moneta a una società – quella incaica – che storicamente non ne faceva uso, forse per questo motivo a porgere il reperto nelle mani di Qui Quo Qua è un serpente tra le sue fauci, animale tentatore per eccellenza e dalle forti connotazioni simboliche, rettile ricorrente nell’autore piemontese. Probabilmente la sceneggiatura di questo «ennesimo tassello della sguaiata produzione targata Martina/Carpi […]» [Cristian Di Biase], una classica scorribanda folle fuori porta «di Paperino/Fantozzi e Paperone/Sordi» [idem] era già consapevolmente destinata alle matite di Carpi, l’interprete grafico preferito del creatore di Paperinik. Ben le si attagliano infatti i disegni dell’artista genovese, pittorici e insieme umoristici, già apprezzati per la resa delle locations precolombiane nell’enciclopedia Mondadori In giro per il mondo con Disney; inoltre Carpi disegnò per Martina più o meno gli stessi ambienti in occasione di Paperino e i candidati al CIAO, dieci anni prima. È un nuovo corso martiniano, si è detto, che vedrà alle matite soprattutto Carpi e Cavazzano, ed è una coincidenza che anche una svolta di Rodolfo Cimino in tal senso (mirata cioè a una maggior essenzialità della trama) avesse adottato uno sfondo precolombiano: Zio Paperone e il maxisombrero dei Sombreritos (1973).

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