Topolino e il gorilla Umbrage *** (1953/54)

Topolino e il gorilla Umbrage *** (s. t., poi Mickey Mouse – Mickey Takes Umbrage, USA 1953/1954, b/n, 81 strisce) Bill Walsh (S) e Floyd Gottfredson (D), strisce giornaliere 29/10/1953-30/1/1954. Il prof. Maxwell Mouse, zio di Topolino, parte e affida al nipote la cura del suo sofisticato gorilla Umbrage [Cirillo in molte traduzioni italiane]. La sua vita in città non sarà delle più rosee, ma la catastrofe si verifica quando – nel competere col primate Magnifico per la graziosa gorilla di uno zoo – si risvegliano i suoi sopiti istinti bestiali. La burrascosa convivenza tra Topolino e uno scimmione civilizzato (nonché amante dell’arte) è sfruttata da Walsh per approfondire finalmente un topos che ha già usato due volte nella striscia di Topolino (ora, ulteriore sprone viene forse dal recente film con Ronald Reagan Bonzo la scimmia sapiente del 1951, ma a Walsh non interessano le carinerie assortite presenti su schermo e il suo testo segue un’altra strada). Qui, il gorilla arriva a soffrire la solitudine e la depressione, inconcepibili in un animale allo stato brado. La società da cui Umbrage attinge per la sua integrazione è la stessa che tra alti e bassi lo deride e respinge (sia quando è cittadino modello che quando ritorna selvatico, e Umbrage in gabbia investito dai flash fotografici ricorda molto King Kong), in più la lettura spinge verso una doppia questione che tornerà negli anni ’70 nell’analizzare il caso della gorillessa Koko (pittrice come Umbrage): se l’animale imita in tutto un essere umano, può acquisire gli stessi suoi diritti? E se l’incivilimento e l’innaturale (o non spontaneo) senso del bello artistico sono frutto di un metodico condizionamento umano, ha senso considerarli un risultato dell’intelligenza animale? E c’è un limite, nel proseguire su questa strada? Il finale con l’incendio che funge da riscatto è un po’ abusato nelle storie di Walsh, e più in generale nel fumetto e nell’animazione (lo scimpanzé protagonista di Bonzo la scimmia sapiente, però, morì proprio in uno zoo a fuoco, due settimane dopo la première), ma in questo particolare caso – con Umbrage che, finito tutto, si imbarca per l’Africa – è occasione per il “diverso” di «ritrovare se stesso, ribadendo quell’appartenenza al suo gruppo d’origine che resta comunque, per lui, una necessità» [Alberto Becattini]. In questa fase walshiana – purtroppo, quella terminale – la scrittura delle singole storie si fa più internamente coerente. Analizzata come esempio di evoluzione culturale e non naturale nel saggio di Pier Luigi Gaspa e Giulio Giorello La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic (Cortina Raffaello, 2007). Al ripasso a china contribuisce Bill Wright: in alcune vignette la differenza si nota. Conosciuta anche come Umbrage the Gorilla, mentre le ristampe nostrane – talvolta mancanti di alcune strisce – si presentano spesso come Topolino e il gorilla Cirillo. Bill Walsh ricorre per l’ultima volta a un gorilla istruito nella tavola domenicale di Mickey Mouse dell’1 novembre 1959. Seguita da Topolino e il terraplano.

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