Paperino e il canto di Natale ***½ (1945/76)

Paperino e il canto di Natale ***½ (Donald Duck, poi Donald Duck in “Silent Night”, USA/Paesi Bassi 1945/1976, b/n e col., 10 p. ridotte a 9½ p.) Carl Barks (S e D), Inkt #6 (1976). Stimolato dalla lettura di vari libri edificanti (tra cui Dickens), Paperino si picca di uscire nella notte di Natale per intonare canti natalizi per i vicini, anche se i Nipotini non vorrebbero saperne. La risposta del pubblico è oltremodo aggressiva, ma il peggio avviene quando Paperino si intestardisce nel voler intenerire il cuore (ma è questo il suo scopo?) del suo acerrimo nemico Jones, che non lesina i mezzi per farlo smettere. Fu consegnata da Barks alla Western Printing (col solito titolo generico Donald Duck) il 31 agosto 1945, per la pubblicazione su Walt Disney’s Comics and Stories #64 (1/1946, ma in edicola già nel precedente dicembre), albo che nella sua versione finale sfoggia una bella copertina ironica di Walt Kelly in tema di nenie nonché una storia di Barks sostitutiva, Paperino e i buoni propositi (il cui contesto è però il Capodanno). Ma, nonostante alcune sovrapposizioni a penna indichino la volontà di smorzare la carica della storia con la sostituzione dell’inno sacro Silent Night – cantato ripetutamente da Paperino e Qui Quo Qua nel corso dell’episodio – col popolare Deck the Halls, l’editore optò infine per la restituzione a Barks delle 10 tavole, senza compenso o risarcimento (Barks regalerà poi la prima mezza tavola a uno sconosciuto collezionista, e mai la si è vista pubblicamente). L’eversione della storia (i personaggi Disney erano raffigurati nell’atto di salmodiare in film e cartoline natalizie sin dagli anni ’30, si badi) è in effetti difficilmente contenibile: Barks incanala qui la sua sostanziale misantropia in una struttura solida in cui i personaggi reagiscono grintosamente come in un corto Warner Bros. e si evitano fino alla fine sconti o l’abituale benevolenza nei confronti di Paperino (esilarante il tour de force canoro cui lo obbliga il vendicativo Jones). Proprio qui l’abituale antagonista delle ten-pagers barksiane acquisisce una consistente ragion d’essere ed è ottimamente sfruttato per uno scopo autoriale più consistente. Messa in scena apparentemente semplice, ma studiata e ispiratissima, con psicologie fluide e vivaci: spassoso oltre le aspettative Paperino che, col becco impedito dall’allume, tenta invano di farsi capire dai Nipotini. Subito dopo, impinza la casa di Jones di altoparlanti per fargli giungere a ogni costo la voce di Qui Quo Qua, portandolo all’esasperazione: Barks non doveva ignorare quello che anche nella comunicazione sarà definito «effetto boomerang». Le gag fisiche sono per Paperino percettibilmente più “dolorose” del consueto (Jones pompa aria dentro Paperino per mezzo della sua fisarmonica): non c’era proprio modo che questa storia potesse essere accettata nei ’40, ma Barks la rende infine disponibile alla pubblicazione negli anni ’70. Compare infatti in Olanda su Inkt #6 nel 1976 (nell’originale b/n, ma è colorata l’ultima pagina) e poi negli Stati Uniti su The Fine Art of Walt Disney’s Donald Duck del 1981 (in b/n). Più autori provvedono a ricreare a modo loro la mezza tavola perduta (quella comprendente anche la titolazione): nel 1986 e nel 2001. Forse amareggiato da questa deludente esperienza, Barks accantona Jones fino al 1964. Nel 1961, invece, ricicla quasi tutte le gag di Paperino e il canto di Natale (al tempo ancora inedita) per Paperino turista romantico. In definitiva, un episodio fondamentalmente unico che non fece storia solo per il suo accantonamento, ma che perfino oggi non manca di suscitare qualche perplessità nei lettori statunitensi. Nota anche informalmente come Chrismas Caroling at Peoples’ Door.

Link Inducks: CS WDC 64

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