Paperino e le uova pasquali ** (1954)

Paperino e le uova pasquali ** (Italia 1954, b/n e col., 31 p.) Guido Martina (S) e Giuseppe Perego (D), Albi d’Oro #16 [Paperino e le uova pasquali] (18/4/1954). New York (sic!): Paperino, per cronica mancanza di denaro, cerca di contravvenire alla promessa di comprare un uovo di Pasqua ciascuno a Qui Quo Qua e Paperina. La fidanzata minaccia di non rivolgergli più la parola, Paperino trova quindi una possibile fonte di guadagno in ciò che Gastone ha appena rifiutato: si tratta di consegnare un sacco e una lettera di Paperone alla ditta Dulcedo, fabbricante di uova di Pasqua. L’anziano miliardario manda infatti – in sordina – un uovo contenente 100.000 dollari a un misterioso orientale residente nel quartiere cinese (si tratta della risposta annuale a un ricatto), ma per sbaglio l’indirizzo di tale uovo si confonde con quello dell’uovo di Pasqua che Paperino ha deciso di spedire (con sé dentro quale sorpresa) a Paperina. Il criminale cinese, credendosi preso in giro, trattiene Paperino e fa rapire Paperone, indi sottopone zio e nipote alla tortura acustica della campana, da cui i due si salvano in tempo grazie a un espediente irrazionale e all’aiuto dei Nipotini accorsi con l’aeroplano di Gastone. Martina lavora contenendo le assurdità, ma quando queste si presentano non sono meno spiazzanti: cosa c’entra il manifestarsi della leggenda popolare sulle campane che – a mezzogiorno di Pasqua – volano in massa verso Roma? Poi si torna a un ordinario finale crudele con Gastone vincente su tutta la linea e il plateale vittimismo di Paperino (di fronte alla fortuna del cugino vorrebbe morire, i Nipotini lo imboccano con un bottiglione di olio di ricino per fargli smaltire la rabbia). C’è il feuilleton col ricatto del boss cinese che un tempo era socio di Paperone in un «piccolo affare di contrabbando di oppio» (anche nella coeva Paperino e la farina miracolosa, di Barks, Paperone ha un «terribile segreto» da nascondere), ma diverte di più il conflitto e il successivo equivoco – e finale con agglomerato di bottiglie di olio di ricino- con Paperina (il cui nome completo risulta «Paperetta Paperina» e a cui il misogino Paperone si rivolge sgarbatamente con un «donna»). Perego opera un gradevole impasto di Taliaferro e Barks, anche se con Paperino va raramente al di là di una proposta laterale del suo volto (ha origine anche da qui la definizione dei suoi primi Paperi come «ciclopici»). Ambienti traboccanti di oggetti raffigurati nel dettaglio (la stanza di Lao Ly Lu-lo con arazzi e vasi, la camera del «supplizio cinese» della campana). I cinesi sono, consuetamente, ottocenteschi nell’abbigliamento e nei modi. La burrascosa copertina dell’albo d’origine è ben tratteggiata dallo stesso Perego.

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