Topolino e lo spettro fallito *** (1951)

Topolino e lo spettro fallito *** (s. t., poi Mickey Mouse – The Ghost of Black Brian, USA 1951, b/n, 102 strisce) Bill Walsh (S) e Floyd Gottfredson (D), strisce giornaliere 25/6-20/10/1951. Di ritorno da Hollywood, Topolino e Pippo non possono rincasare perché non è finito il periodo di locazione che hanno concesso a dei provvisori affittuari. Noleggiata una fatiscente magione, vi scoprono nella cantina il fantasma del sanguinario pirata Black Brian, lì imprigionato da 150 anni. Sempre emarginato dagli altri spettri perché noncurante o incapace delle loro stesse azioni, ora intende mettersi in risalto operando le peggiori malefatte. Vivendo nel mondo di oggi assieme a Topolino e Pippo, cambia idea su molte cose ma è allontanato da Topolino perché causa di troppi disordini. Black Brian e Topolino si ritroveranno assieme, però, contro l’occultista indiano Prof. Doom, che sfrutta i fantasmi – ma anche gli esseri viventi – per i suoi scopi criminosi. Dopodiché Topolino sarà nominato «fantasma onorario», ma Minni non gli crederà. Nel periodo in cui Casper e simili avevano raggiunto un prepotente successo, Walsh propone un plot le cui gag fantasmatiche non saranno nuovissime, ma che gli permette di esprimere al meglio la sua annosa vena macabro-grottesca (sicuramente insolita per la striscia di Topolino fino a qualche tempo prima) e snocciolare tutte le situazioni in tema presenti nel suo taccuino. Black Brian [in Italia, Barbanera o Gaspare Gasparone] è un nuovo Eta Beta, ma la sua natura peculiare consente a Walsh di trattare il reintegro di un “diverso” nell’epoca dei mostri (quelli horror e sci-fi), nonché di accennare al ruolo dell’horror nella società sua contemporanea in anticipo sulle riflessioni sul genere elaborate al cinema decenni dopo. Il misto di disincanto e irrequietezza, paura e compulsione per il prodotto macabro è ben esposto in alcuni membri del cinemetto dell’orrore dall’aspetto spento e squallido. Vale anche come implicito e toccante scorcio sull’evanescenza della terza età nella società civile, soggetta all’atrofizzazione e alla vaporosità della coscienza, in cui arduo si fa prendere il controllo di sé stessi e averne fiducia, con un’ironia che previene l’abbandono all’elegia, L’antagonista è stavolta una figura che dovrebbe fare da mediatrice tra i due mondi (dei morti e dei vivi): il Prof. Doom [in Italia, anche Karaban Dagore], una sorta di Groucho Marx spigoloso come un quadro cubista. Divertente la signora di mezza età molestata sessualmente da Black Brian, che malmena Topolino che si è intromesso nella situazione per difenderla. Il prof. Doom con la sua cricca di morti dalle orbite oculari vuote, più il finale a base di esplosivo, pescano da una storia di Walsh e Gottfredson uscita anni prima, Topolino e la cassetta elettronica, ma che i lettori potessero ricordarla (eventualità improbabile) non era una preoccupazione di prim’ordine. È evidente come per il film Disney Il fantasma del pirata Barbanera (1968), Walsh – suo sceneggiatore – abbia adattato questa sua vecchia storia a strisce, nonostante ufficialmente si tratti della trasposizione di un libro del 1965 di Ben Stahl. Conosciuta anche come Il pirata fantasma. La continuity successiva è Topolino e la macchina Toc Toc.

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